Agenda 2030: l'Unione Europea avanza con troppa lentezza

Per Giovannini, Portavoce ASviS, occorre che i Governi mettano l'Agenda 2030 fra le priorità

L’Agenda 2030 ha un traguardo prestabilito e insito nel suo stesso nome, ma davvero il mondo riuscirà a raggiungere tutti i 17 SDGs entro i prossimi 12 anni? Secondo la fotografia europea dell’ASviS, pare proprio di no, o almeno non del tutto: se da un lato vi sono goal che viaggiano ad un ritmo sostenuto, infatti, dall’altra ve ne sono tanti che sono ad un punto morto, o che addirittura peggiorano.

L’analisi di questa situazione all’interno dell’Unione Europea è stata fatta dall’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che, oltre ad esaminare la situazione delle 17 aree sostenibili dal 2010 al 2016, rende noti i nuovi indicatori compositi (EUC-SDG) per misurare la sostenibilità dei 17 goal.

Situazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile tra il 2010 e il 2016

Sono migliorati significativamente:

SDG 3. Salute e Benessere. L’indicatore composito volge al positivo, probabilmente per l’aumento dell’aspettativa di vita e per la diminuzione di morti sulla strada.

SDG 4. Istruzione di qualità. Sempre più persone frequentano l’Università e sempre meno ragazzi escono precocemente dal sistema scolastico. Questa tendenza positiva si legge in quasi tutti i Paesi dell’UE.

SDG 5. Parità di genere. Sono sempre di più le donne che siedono nei Parlamenti e nei Governi. La performance peggiore, per il quinto goal, si ha a Malta; la migliore in Svezia.

SDG 7. Energia pulita e accessibile. È aumentata la quota delle energie rinnovabili nel mix energetico totale.

SDG 9. Infrastrutture e innovazione. Calano le emissioni di CO2 per km grazie alle nuove tecnologie, aumentano gli occupati nel settore di Ricerca e Sviluppo ed è maggiore anche la quota del PIL destinata a tale campo.

SDG 11. Città resilienti. Sempre più rifiuti urbani vengono riciclati, mentre diminuiscono i morti per incidenti stradali, le persone colpite dalle polveri sottili e quelle che avvertono una qualche forma di disagio abitativo. Anche in questo caso, è la Svezia a vantare le città più sostenibili, mentre la maglia nera va alla Bulgaria.

SDG 12. Economia circolare. È notevolmente migliorata la produttività nell’uso di risorse e nel consumo di materia.

SDG 13. Lotta al cambiamento climatico. L’utilizzo incrementato di fonti pulite di energia si ripercuote inevitabilmente in modo positivo sulla questione del clima.

 

Sono peggiorati significativamente:

SDG 10. Lotta alle disuguaglianze. L’indicatore mostra una tendenza decrescente, dovuta all’aumento della quota di popolazione a rischio povertà, e dal gap economico che si è creato fra i vari livelli di reddito. In questo caso, è sempre la Bulgaria a detenere il posto peggiore, contro la performance migliore della Finlandia.

SDG 15. Vita sulla terra. Il peggioramento in questo caso è netto, con una perdita di ben 8 punti. Questo è dovuto ad un aumento significativo di territorio coperto dalle costruzioni dell'uomo.

 

Sono rimasti statici:

SDG 1. Povertà. Da una parte c’è l’aumento di persone a rischio povertà, mentre dall’altra si contano meno persone che non possono curarsi adeguatamente e che sono a rischio di esclusione sociale. Questi fattori che si bilanciano rendono il goal 1 ad un livello pressoché invariato nel periodo di tempo tra il 2010 e il 2016. Inoltre, se dei miglioramenti si sono verificati a Malta e nella Repubblica Ceca, la situazione è peggiorata in Grecia.

SDG 2. Fame. Da un lato aumentano le aree destinate ad agricoltura biologica, dall’altra sono più alte le emissioni di ammoniaca derivanti dalle coltivazioni.

SDG 8. Lavoro dignitoso. Per quanto si siano ridotti il tasso di disoccupazione e di NEET, si tratta comunque di una situazione instabile che risente di forti oscillazioni. La migliore performance è dei Paesi Bassi, mentre la peggiore è in Grecia.

SDG 16. Pace e istituzioni solide. Il numero di omicidi è minore e le persone si sentono più sicure, ma è aumentata la percezione della corruzione e i cittadini esprimono scarsa fiducia nel Parlamento europeo.

SDG 17. Patrnership per gli obiettivi. Per il goal 17, la stabilità dell’indicatore si deve alle minime modifiche della quota di imposte derivanti da lavoro e ambiente sulle imposte totali, al leggero aumento del debito pubblico e al leggero aumento della spesa per assistenza pubblica allo sviluppo sul reddito nazionale lordo.

A fronte di questa situazione europea, si esprime Enrico Giovannini, Portavoce ASviS: “Gli indicatori elaborati in esclusiva dall’Alleanza segnalano che, nonostante i numerosi miglioramenti, l’Unione europea non è su una traiettoria in grado di centrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile concordati nel 2015 in sede ONU. Serve un cambiamento significativo in alcuni settori e che le forze politiche si impegnino a inserire l’Agenda 2030 nei loro programmi in vista delle prossime elezioni europee. Per accelerare il passo, specialmente per ridurre le disuguaglianze e fermare il degrado degli ecosistemi terrestri, serve che l’Unione europea ponga l’Agenda 2030 al centro di tutte le politiche economiche, sociali e ambientali”.

Questa posizione è condivisa da Pierluigi Stefanini, Presidente ASviS: “In vista delle prossime elezioni europee, ci aspettiamo che tutte le forze politiche avanzino proposte concrete per migliorare le condizioni di vita dei cittadini europei e la situazione dei nostri ecosistemi”.