L'alcol uccide più di tubercolosi, AIDS e diabete: il Rapporto OMS

Il Rapporto sullo stato globale su alcol e salute 2018 vede un calo di decessi per alcol, ma un aumento del suo abuso: Italia sotto la media europea per alcolismo

25 settembre 2018

L’OMS la scorsa settimana ha pubblicato l’ultimo Rapporto sullo stato globale su alcol e salute 2018, andando a toccare vari aspetti, tra cui le conseguenze dell’alcol sulla salute, i dati riguardanti età, provenienza e genere dei bevitori, nonché le modalità locali di contrasto dell’abuso di alcol.

I dati sono aggiornati al 2016, e riportano un preoccupante trend in crescita per quanto riguarda l’utilizzo di alcolici. Se circa 2,3 miliardi di persone sono bevitori attuali, i numeri più sconcertanti riguardano i decessi per alcol: rispetto al 2010 sono diminuiti (5,3% rispetto al 5,6%), ma si tratta comunque ancora di cifre molto alte, che ammontano a 3 milioni di morti, ossia più di quelle causate da tubercolosi, AIDS e diabete.

Per ciò che riguarda invece i DALY (ossia i giorni di vita in buona salute persi) a causa dell’alcol, sono il 5,1% di tutti i DALY complessivi, ossia 132,6 milioni. In questo caso, il dato è rimasto stabile rispetto al 2010.

Anche se il numero di donne bevitrici è aumentato, a perderci in salute sono più gli uomini, anche perché bevono di più e più frequentemente: nel 2016 i decessi maschili per alcol sono stati stimati a 2,3 milioni contro 0,7 milioni fra le donne. Per ciò che riguarda i DALY per abuso di alcol, il trend è simile: 106,5 milioni per gli uomini, 26,1 milioni per le donne.

Per quanto concerne le cause delle morti dovute all’alcol, il 28,7% era dovuto a lesioni, il 12,9% a malattie dell’apparato digerente, il 19% a patologie cardiovascolari, il 12,9% a malattie infettive e il 12,6% a tumori. In tutto il mondo, l’alcol nel 2016 è stato responsabile del 7,2% di tutte le morti premature (prima di 69 anni).

Nonostante i decessi per alcol siano diminuiti, è aumentato globalmente l’uso di alcol pro-capite: nella popolazione mondiale over 15, si passa dai 5,5 litri di alcol puro pro capite del 2005 ai 6,4 litri attuali (stabili comunque dal 2010). Il consumo medio giornaliero, invece, è di 33 grammi di alcol puro, equivalenti ad una bottiglia di birra da 750 ml o due bicchieri di vino (300 ml). I livelli più elevati si riscontrano nella Regione europea.

Oltre un quarto dell’alcol consumato (il 25,5%) non è registrato, cioè non risulta distribuito all’interno dei canali formalmente posti sotto il controllo governativo. Dell’alcol registrato, invece, il 44,8% viene consumato sotto forma di superalcolici, il 34,3% come birra e l’11,7% come vino.

L’alcol risulta consumato da più della metà della popolazione in tre regioni dell’OMS: le Americhe, l’Europa e il Pacifico occidentale. In tutto il mondo, inoltre, sono consistenti i numeri dei bevitori adolescenti, fra i 15 e i 19 anni. Consumano alcol in questa fascia d’età il 26,5% dei ragazzi, ossia 155 milioni, soprattutto nella Regione Europea (43,8%), nelle Americhe (38,2%) e nel Pacifico Occidentale (37,9%). Tuttavia, dai risultati di sondaggi scolastici in queste stesse zone si testimonia che il consumo di alcol comincia già prima dei 15 anni.

Generalmente, ancora, si nota una proporzionalità diretta tra ricchezza economica e consumo di alcolici.

A proposito delle misure per contrastare l’abuso di alcol, anche se la percentuale di Paesi che adottano una politica nazionale è aumentata dal 2008, ancora troppi Paesi in Africa e nelle Americhe non posseggono regolamenti in tal senso. La presenza di politiche nazionali anti-alcol è più alta nelle zone ad alto reddito (67%) rispetto a quelle a reddito basso (15%).

Il Rapporto dell’OMS ribadisce l’importanza di dar vita a misure anti-alcolismo che siano in sinergia fra le varie parti della società, dalla politica alle ONG che si occupano di salute umana, passando per le associazioni professionali e i gruppi della società civile.

Infatti il problema dell’alcolismo, pur essendo incluso all’interno del Goal 3 dell’Agenda 2030 (Salute e Benessere), va ad inficiare anche altri SDGs, soprattutto il 10 che vuole ridurre le disuguaglianze: non a caso, i danni dell’alcol pesano di più sulle famiglie povere rispetto a quelle ricche.

Vladimir Poznyak, coordinatore dell’unità Gestione dell’abuso di sostanze dell’OMS ha dichiarato: “Azioni comprovate ed economicamente vantaggiose comprendono l'aumento delle tasse sulle bevande alcoliche, divieti o restrizioni sulla pubblicità di alcolici e la limitazione della disponibilità di alcolici”.

L’obiettivo fissato dagli Stati membri dell’OMS è quello di ridurre il consumo di alcol del 10% entro il 2025.

Per ciò che riguarda nello specifico la situazione italiana, nel Belpaese gli over 15 bevono circa 7,5 litri di alcol pro capite all'anno (mezzo litro in più rispetto al 2010). Preferiamo soprattutto il vino (65%), seguito da birra (25%) e alcolici più pesanti (10%).

In Italia, tra le morti dovute all’alcol, nel 2016 vi sono stati 5209 casi di decessi per cirrosi epatica, 1019 per incidenti stradali e 7852 per cancro. Per ciò che riguarda invece la dipendenza dall’alcol, in Italia ci si mantiene ad una media inferiore rispetto alla media della Regione Europea dell’OMS: 0,6% a fronte del 3,7%.

di Giorgia Martino