Economia circolare: arriva la tecnologia che trasforma le scorie in risorse

Il lavoro congiunto di Cnr ed Fmp ha prodotto un metodo sostenibile ed economico che ricicla le scorie siderurgiche, rendendole utilizzabili nell'edilizia

Gli scarti siderurgici potrebbero non essere più... scartati: è questa la buona notizia che arriva dal CNR, in seguito alla collaborazione fra i tre istituti CNR (Igag, Irsa e Ism) e la start-up friulana FMP di Pordenone.

Si tratta di risultati molto importanti, considerando che l’attività siderurgica di scarti ne produce moltissimi: basti pensare che, per produrre 1 milione di tonnellate d’acciaio da altoforno si producono fino a mezzo milione di tonnellate di scarti.

La sinergia fra Cnr ed Fmp vede l’esito del proprio lavoro congiunto descritto in un brevetto di proprietà dell’azienda (per il quale, in caso di cessione, al Cnr spetta il 5% del valore di vendita): “Oggi il processo è in grado di isolare perfettamente la scoria e renderla simile ad un inerte in modo da poter essere utilizzata in grande quantità nei calcestruzzi, e soprattutto in quelli strutturali ‘faccia a vista’”.

Il procedimento con cui le scorie siderurgiche vengono riutilizzate viene spiegato anche da Girolamo Belardi, ricercatore dell’Igag di Roma: “Le scorie, una volta rivestite da una miscela di cementi economici opportunamente studiati, risultano avere le caratteristiche tipiche di un inerte naturale e possiede quindi le proprietà per un loro corretto utilizzo nella preparazione di calcestruzzi strutturali. Il manufatto finale ha proprietà di resistenza meccanica comparabile a quella ottenibile con un calcestruzzo tradizionale e senza meccanismi di rilascio di acqua, rendendo i manufatti molto stabili alle escursioni termiche. Attualmente siamo riusciti a produrre dei calcestruzzi strutturali “faccia a vista” con percentuali di sostituzione dell’inerte naturale del 50% e comunque una sostituzione completa dell’inerte naturale per la porzione del fuso granulometrico superiore ai 4 mm. Siamo fiduciosi di arrivare ad una percentuale di scorie nei calcestruzzi strutturali del 70%-80% senza l’utilizzo di additivi chimici speciali. Un risultato inatteso agli inizi del nostro lavoro”.

Si tratta di una tecnologia che sta già ricevendo molti consensi a livello internazionale, sia da parte dei gruppi industriali che si occupano di riciclo di scorie che di coloro che producono materiali per l’edilizia, trattandosi di un metodo sostenibile sia da un punto di vista economico che ambientale. La scoria, infatti, diventa una risorsa che preserva i siti di estrazione di ghiaia, sabbia e pietrisco.

Per quanto questa tecnologia sia ancora perfettibile, è già praticabile, per cui tutto dipende dalla volontà e dalla disponibilità ad applicarla sul serio.