L'impatto dei prossimi incendi si può prevedere: lo dice il Cnr

Secondo un recente studio, l'estensione degli incendi dipende dalle temperature e dalle precipitazioni dei mesi precedenti

L’impatto dei prossimi incendi? Dipende dalle temperature e dalle precipitazioni dei mesi precedenti. È questa la teoria dei ricercatori dell’Igg-Cnr (Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche) che, in collaborazione con l’Università di Barcellona, hanno pubblicato il loro studio dal titolo “Skilful forecasting of global fire activity using seasonal climate predictions” su “Nature Communications”.

Secondo i ricercatori, per quanto gli incendi siano dovuti principalmente alle azioni umane, colpose o dolose che siano, l’estensione dell’incendio dipende anche dalle condizioni climatiche e dalle caratteristiche della zona in questione, come ad esempio il grado di umidità e la quantità di legna presente.

Lo studio viene così commentato da Antonello Provenzale, direttore dell’Igg: “Gli studi condotti negli scorsi anni ci hanno permesso di sviluppare una serie di modelli empirici che legano l’area bruciata dagli incendi alle caratteristiche della precipitazione e della temperatura nei mesi e negli anni precedenti l’incendio. I modelli sono stati validati sui dati disponibili in Europa mediterranea e in molte altre aree del Pianeta, utili per la stima dell’area bruciata attesa a livello globale. Il nostro approccio combina ricerca di base, utilizzo dei grandi database internazionali e risultati direttamente applicabili alla sicurezza delle popolazioni e alla pianificazione delle misure di salvaguardia, utilizzando le previsioni stagionali per migliorare la stima dell’importante impatto esercitato su questi eventi dalla variabilità climatica”.

In Italia, lo scorso anno è stato particolarmente drammatico per ciò che riguarda le aree devastate degli incendi: basti pensare che, nel solo mese di luglio, sono andati in fumo tanti boschi quanti in tutto il 2017.