La lotta contro la malaria è ferma, a rischio i progressi raggiunti

Il nuovo rapporto della World health organisation avverte che senza un incremento negli investimenti e politiche maggiormente condivise gli obiettivi dell’Agenda 2030 nella lotta a questa malattia si allontanano sensibilmente.

Il World malaria report 2017, pubblicato il 28 novembre dalla World health organisation (Who) delinea un quadro preoccupante per la lotta contro la malaria. Infatti, come afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale della Who, “lo scorso dicembre notammo che meno della metà dei Paesi affetti da casi malarici erano in carreggiata per raggiungere i target necessari per la riduzione di morti e malattie dovute alla malaria. I progressi sembra si siano arrestati”. Inoltre, in alcuni Paesi, “stiamo cominciando ad attestare un processo inverso rispetto ai risultati raggiunti”, afferma il direttore.

Nel 2016 sono stati segnalati 216 milioni di casi di malaria, distribuiti in 91 Paesi. Le morti ammontano invece a 445mila, più o meno lo stesso numero segnalato nel report dell’anno 2015. La regione africana è la protagonista del fenomeno malarico. “L’Africa continua a contare il 90% dei casi presenti in tutto il mondo”, conferma il report, seguita dall’area del sud-est asiatico (3%), e del Mediterraneo orientale (2%). Nello specifico, quindici Paesi (tutti tranne uno appartenenti all’area dell’Africa subsahariana), contano l’80% del totale delle regioni affette da malaria. Il direttore del Who conferma che “se vogliamo far sì che la lotta alla malaria torni sui binari giusti, il nostro obiettivo primario deve essere supportare i Paesi maggiormente affetti dal fenomeno”.

Il primo passo per modificare questo trend è intensificare la prevenzione sanitaria al maggior numero di soggetti possibili. Nel 2016, il 54% delle persone a rischio di infezione malarica nell’Africa subsahariana dormiva sotto zanzariere trattate con insetticidi (costituendo queste la primaria forma di difesa contro la malattia). Dal 2014 al 2016, un totale di 582 milioni di zanzariere sono state prodotte globalmente, e di queste 505 milioni sono state assegnate al territorio subsahariano (principalmente tramite campagne di distribuzione di massa); un numero non indifferente, se comparate con i 301 milioni dello scorso triennio (2011-2013).

Un altro metodo di prevenzione è costituito dalla diffusione gratuita di spray insetticidi, meglio conosciuti come indoor residual spraying, Irs. Ma i risultati più allarmanti derivano proprio da questo strumento: il report segnala un calo netto nella copertura da Irs, con un 5,8% del 2010 sceso a 2,9% nel 2016. Le ragioni di questa flessione sono tante. Una delle motivazioni potrebbe essere rintracciata all’interno delle politiche di rotazione degli insetticidi utilizzati. Variando i tipi di insetticidi si evita che le zanzare evolvano con resistenze particolari, ma ciò vuol dire anche rimpiazzare i piretroidi (classe di insetticidi e acaricidi di sintesi) con alternative più costose, che molto spesso i Paesi in via di sviluppo non sono in grado di permettersi.

“Una pronta diagnosi e trattamento è il più efficiente strumento per evitare che casi iniziali di malaria si possano tramutare in una seria malattia o morte”, afferma il direttore del Who. Allo stesso tempo, però, l’accesso al sistema sanitario rimane ancora esageratamente basso, e ricerche nei diversi Paesi dimostrano che solo un terzo (34%) dei bambini con febbre vengono portati in una struttura sanitaria adeguata.

Lo stallo nella battaglia alla malattia è dovuto anche a una mancanza di fondi. “Un investimento minimo di 6,5 miliardi di dollari annui è indispensabile per raggiungere i target sanitari dell’agenda 2030”, afferma Adhanom Ghebreyesus; in quest’ottica, “i 2,7 miliardi impiegati nel 2016 rappresentano meno della metà dell’ammontare. Inoltre, dal 2014, gli sforzi economici devoluti per il controllo e la ricerca della malaria sono declinati nella maggior parte dei Paesi sviluppati”.

Concludendo, il direttore del Who afferma: “Siamo a un bivio e la scelta davanti a noi è chiara. Se continueremo con un approccio "business as usual” (incentrato sul guadagno economico), incontreremo una sicura crescita dei casi di malaria”. E’ quindi nostra speranza” prosegue Adhanom Ghebreyesus “che i Paesi della comunità sanitaria globale scelgano un altro approccio, aumentando fondi e investimenti per i programmi contro la malaria”. In questo modo, con robusti finanziamenti e una leadership politica adeguata, “si farà oscillare di nuovo il pendolo verso un mondo libero dalla malaria”.

Scarica il report completo “World Malaria Report 2017”

di Flavio Natale

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