La sostenibilità irrompe nei Consigli di amministrazione delle società quotate italiane

L’integrazione delle politiche di sviluppo sostenibile nelle strategie di business ha fatto un salto di qualità dirompente negli ultimi cinque anni, secondo uno studio realizzato da Csr Manager Network, Assonime e Altis. 
Gennaio-Febbraio 2018

Oltre il 70% delle imprese del Ftse Mib oggi ha nel proprio piano strategico obiettivi socio-ambientali, in aumento rispetto al 40% del 2013; nello stesso periodo, la percentuale di imprese Ftse Mib che ha individuato una forma di gestione delle tematiche socio-ambientali all’interno del Consiglio di amministrazione (Cda) è più che raddoppiata, balzando dal 32% al 74%: questi i primi dati che dimostrano inequivocabilmente come gli Obiettivi legati alla sostenibilità facciano ormai parte degli obiettivi strategici delle imprese quotate italiane.

Molto incoraggianti per chi da sempre si occupa di sviluppo sostenibile all’interno delle aziende i risultati della ricerca sulla “Governance della Sostenibilità nelle imprese quotate italiane”, condotta da Csr Manager Network (associazione italiana che riunisce oltre 130 professionisti che si dedicano a strategie e progetti socio-ambientali e di sostenibilità) con la collaborazione di Assonime (Associazione fra le società italiane per azioni) e l’apporto scientifico di Altis - Alta Scuola Impresa e Società - Università Cattolica del Sacro Cuore, e grazie al contributo di Enel, Assicurazioni Generali, Costa Crociere, Gruppo Hera, Kpmg e Terna.

Lo studio si basa su una survey a cui hanno risposto 23 delle 40 imprese quotate sul Ftse Mib e 12 aziende del segmento Star. A questa è stata affiancata un’analisi dei documenti aziendali delle principali imprese quotate in Italia e nel Regno Unito nel periodo 2013-2016 (bilancio sociale, relazione sulla corporate governance, bilancio di sostenibilità, sito web, ecc.) Grazie al confronto con la prima edizione del Report “C.d.A. e politiche di sostenibilità” realizzato nel 2014, lo studio odierno ha potuto tracciare il percorso delle imprese quotate italiane chiamate a adeguare la propria struttura di governance secondo le modifiche del Codice di Autodisciplina del 2015.

Fulvio Rossi, presidente del Csr Manager Network e responsabile Sostenibilità di Terna SpA ha presentato la ricerca a Milano, durante l’annuale appuntamento sulla corporate governance di Assonime e Consob, evidenziando come “i temi della sostenibilità sono entrati nei C.d.A. e il percorso di integrazione nel governo e nella gestione aziendale appare ormai irreversibile”.


Il ruolo crescente dei Comitati

Il Gruppo di ricerca ha evidenziato come i modelli di governance delle imprese quotate italiane si siano evoluti integrando le tematiche di sostenibilità:

  • più della metà delle imprese del Ftse Mib ha modificato la propria struttura di governance della sostenibilità (52%);
  • la maggioranza delle imprese Ftse Mib (56%) ha scelto di affidare la gestione della sostenibilità ad un Comitato apposito, il cui nome il più delle volte include esplicitamente il termine “Sostenibilità”.

Appare dunque evidente il ruolo svolto dalle modifiche del Codice di Autodisciplina nel 2015: la maggior parte dei Comitati sono stati istituiti tra quella data e la fine del 2016, come indicato dal Codice.

Emerge il ruolo ormai preponderante svolto dai comitati interni al Cda nelle imprese italiane, le quali hanno optato principalmente per passare da una supervisione collegiale a una forma che consenta un approccio specifico e dedicato, senza coinvolgere l’intero Cda:

  • è cresciuto notevolmente il numero di aziende Ftse Mib che hanno istituito un comitato interno al Cda (dal 17% al 42%);
  • un numero rilevante di imprese ha scelto, invece, di affidare i temi socio-ambientali a uno dei comitati già esistenti (dal 12% al 25%);
  • si è ridotto il numero di imprese che assegna al Cda solo un compito di generica supervisione delle tematiche di sostenibilità (dal 47% al 20%).

Mario Molteni, responsabile della ricerca e direttore scientifico Csr Manager Network, ha sottolineato che “il Comitato di sostenibilità interno al Cda rappresenta un passo decisivo. Se Consiglieri e top manager  comprenderanno insieme come l’attenzione alla sostenibilità può potenziare fatturato e profitto dell’impresa, allora è fatta. Davvero salute delle imprese e raggiungimento dei Sustainable Development Goals potranno andare a braccetto”.


La competenza in sostenibilità entra nello skill mix dei Cda, cresce il legame tra compensi e obiettivi di sostenibilità

Dai risultati, inoltre, emerge che le imprese italiane, nell’ottica di un’efficace governance della sostenibilità, hanno riconosciuto l’importanza di integrare nei Cda specifiche competenze socio-ambientali, di mantenerle aggiornate mediante specifici programmi di aggiornamento e di valorizzare l’impegno dei consiglieri sul tema attraverso incentivi legati alle performance:

  • il 65% dei Cda considera importante la presenza di competenze socio-ambientali in Consiglio, in aumento rispetto al 2013, tanto che 4 Cda su 5 presentano membri con competenze/esperienze su temi di sostenibilità;
  • il 43% dei Cda ha partecipato a specifici programmi di induction dedicati ai temi di sostenibilità nel corso del proprio mandato, tenuti solitamente da esperti interni all’azienda;
  • è salita dal 25% al 43% la quota di imprese che hanno adottato pratiche per agganciare parte del compenso dei consiglieri esecutivi alle performance socio-ambientali dell’imprese.

I dati confermano la tendenza consolidata delle grandi imprese quotate italiane a gestire la sostenibilità per mezzo di figure e unità organizzative dedicate. Rispetto al 2013 si nota adesso che la situazione più comune tra le imprese Ftse Mib è quella in cui il responsabile o l’unità rispondono direttamente all’Amministratore Delegato (43%), mentre in un terzo dei casi riportano a un unico livello intermedio: la diretta dipendenza delle unità dedicate alla sostenibilità dai vertici aziendali sottolinea il legame di tali attività con la creazione di valore”.


Italia e Regno Unito: due contesti sempre più allineati

I risultati dimostrano una sensibile riduzione del divario tra il contesto italiano e quello britannico tra il 2013 e il 2017. In entrambi i Paesi il numero di imprese sprovviste di appositi sistemi di governance o che si appoggiano a una singola figura è assai limitato e tende a scomparire. La differenza sostanziale tra Italia e Regno Unito, ad oggi, risiede nella maggiore propensione delle imprese inglesi a coinvolgere direttamente il Cda mediante la creazione di Comitati interni dedicati esclusivamente alla sostenibilità. In Italia, invece, ancora un quarto delle imprese affida questo tema a comitati già esistenti, aventi come centro di interesse altre tematiche.

È possibile consultare e scaricare lo studio “Governance della Sostenibilità nelle imprese quotate italiane” sul sito del Csr Manager Network*, cliccando qui.

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*Csr Manager Network è l’associazione che dal 2006 riunisce professionisti e manager che si dedicano alla definizione e alla realizzazione delle strategie e dei progetti socio-ambientali e di sostenibilità nelle imprese e in altre organizzazioni. Opera per promuovere la professionalità dei responsabili aziendali della Csr e per diffondere la cultura della sostenibilità, concepita come uno strumento di competitività delle aziende e di sviluppo del Paese. Promuove attività di ricerca sui temi della sostenibilità e delle professione di Csr Manager, secondo gli indirizzi espressi al proprio Comitato Scientifico e con la collaborazione di Altis – Alta scuola impresa e società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 2016 è diventato partner e rappresentante dell’Italia nel Global Network del World Business Council for Sustainable Development (Wbcsd) e ha promosso e lanciato la European Association of Sustainability Professionals (Easp), un nuovo network che riunisce le maggiori organizzazioni europee che rappresentano i professionisti della Csr.

di Mario Molteni, Marco Minciullo e Stefania Bertolini, rappresentanti del team responsabile dello studio Csr Manager Network e Altis 

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