Italia ed SDGs : la fotografia dell'Istat oggi rispetto a ieri

Bene la salute, lievi miglioramenti per parità di genere e istruzione di qualità, situazione pessima per povertà e occupazione

Agenda 2030: a che punto è l’Italia? La risposta per ogni goal è stata presentata durante la XIII Conferenza nazionale di Statistica - dal 4 al 6 luglio presso l'Ergife Palace Centro Congressi - con il primo “Rapporto Sdgs 2018, Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”, dell’Istat.

In base a questa rendicontazione di dati, l’andamento dell’Agenda 2030 in Italia viene misurata in base a vari indicatori che fotografano la situazione attuale, confrontandola con quella degli anni passati.

Da questo quadro, si evince che nel 2018 l’Italia mostra lievi miglioramenti, ad esempio, per ciò che riguarda l’istruzione di qualità (SDG 4) e la parità di genere (SDG 5), mentre si va in netto calo a proposito della povertà e della situazione occupazionale (SDG 1 e 8), così come non sono entusiasmanti i risultati concernenti la sostenibilità delle città (SDG 11).

Nel caso della Parità di Genere, ad esempio, se da un lato sono in calo le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale sia da partner che da sconosciuti, restano stabili i numeri di coloro che sono state vittime di violenza estrema (come stupri, tentati stupri, minacce con armi). Per ciò che riguarda le molestie sessuali, il 7,1% delle donne tra i 14 e i 65 anni ne ha subito almeno una nell’ultimo anno preso in considerazione dal Rapporto (2015-2016).

A proposito dell’Obiettivo 5, un piccolo miglioramento si può vantare per ciò che riguarda la quota di tempo giornaliero dedicato al lavoro domestico non retribuito da parte delle donne: se nel 2002-2003 era più del triplo rispetto a quello degli uomini, oggi è superiore di circa 2,6 volte. Timido cambiamento, considerando che di mezzo vi è passato quasi un ventennio.

Qualche avanzamento l’Italia pare mostrarlo anche a proposito dell’SDG 4, ossia l’Istruzione di Qualità. Il tasso di abbandono precoce è sceso nel 2016 al 13,8%, e così è rimasto nel 2017. Inoltre, per la prima volta l’Italia ha raggiunto l’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 per ciò che riguarda l’istruzione terziaria, con una quota di 30-34enni laureati pari al 26,9%.

Tuttavia, aumentano gli alfabeti funzionali: la quota di 15enni che non raggiungono la sufficienza in lettura, oggi, risulta del 21%, rispetto al 19,5% del 2012.

Anche per ciò che riguarda l’inquinamento, l’Italia sembra fare una bella figura, almeno sul fronte delle emissioni di gas serra: dal 1995 al 2015 vi è stata una diminuzione della produzione dei gas serra del 20%, anche a causa della crisi economica. Tuttavia le città non sono ancora davvero sulla via dell’essere smart e sostenibili (SDG 11), anzi: la percentuale delle persone che trova difficoltà nell’utilizzo dei mezzi pubblici è alta (33,3%), l’abusivismo edilizio è in crescita e la spesa pubblica destinata alla protezione dei beni paesaggistici e della biodiversità è diminuita di 10 euro pro capite negli ultimi dieci anni.

Va un po’ meglio il discorso del riciclaggio dei rifiuti: tra il 2010 e il 2016, infatti, la sua percentuale è aumentata del 10%, dal 36,7% al 47,7%.

La situazione italiana è invece esemplare per quanto riguarda il Goal 3, Salute e Benessere: se infatti un bambino italiano su tre è in sovrappeso, la media è comunque scesa nel giro di 5 anni dal 36,6% al 34,2% per la popolazione fra i 6 e i 10 anni. Ancora, siamo tra i Paesi con la più bassa mortalità infantile al mondo e, se tra il 2004 e il 2016 il numero di morti per incidenti stradali in Italia si è quasi dimezzato, siamo al di sotto della media europea per suicidi.

Diminuito anche il tasso di persone tra i 30 e i 69 anni che muoiono per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche, mentre resta stabile nell’ultimo anno il tasso di fumatori.

I dati peggiori, invece, si registrano a proposito dell’Obiettivo 1, Povertà, e dell’8, Lavoro. Nel caso della povertà, infatti, i risultati parlano di una situazione a dir poco allarmante: la popolazione a rischio povertà o esclusione sociale è pari al 30% (si parla di 18.136.663 individui), con uno spiccato dislivello al Sud rispetto al Nord (46,9% nel Mezzogiorno, 19,4% nel Settentrione) e con un aumento netto rispetto all’anno precedente.

E, se la povertà di reddito riguarda il 20,6% degli italiani (nel 2015 era il 19,9%), sono in grave deprivazione materiale il 12,1% degli individui (contro l’11,7% del 2015).

A proposito del Goal 8, invece, anche se è leggermente aumentato il tasso di crescita annuo del Pil, si ha un lieve calo per la produttività del lavoro. Ancora, nonostante il calo del tasso di disoccupazione, siamo ancora a livelli quasi doppi rispetto al preiodo pre-crisi. Inoltre, il livello di mancata partecipazione al lavoro fotografa un’Italia svantaggiata rispetto alla media UE. La quota di NEET, inoltre, è aumentata negli ultimi due anni.

L’importanza della misurazione dei dati è sottolineata dallo stesso Giorgio Alleva, presidente Istat, che ritiene il Rapporto “un’occasione importante che fornisce un quadro informativo adatto al monitoraggio della strategia internazionale per il raggiungimento dei 17 Sdgs”.

Il rilievo della misurazione statistica è stato argomentato così anche da Angela Ferruzza, ricercatrice Istat che ha realizzato il Rapporto: “Servono degli indicatori che tengano conto del contesto nazionale, in questo tipo di studi è importante un’analisi globale e nazionale, e la frase ‘What we measures affects what we do’ (Ciò che misuriamo influenza ciò che facciamo) è sempre valida: gli indicatori statistici possono essere strumenti per orientare i processi decisionali”.

Per leggere l’intero Rapporto Istat, è possibile visionarlo all’interno del sito stesso dell’Istituto nazionale di Statistica.