Violenza di genere nelle periferie: una donna su due ne subisce in famiglia

Il rapporto di WeWorld Onlus delinea una realtà preoccupante nelle principali periferie italiane: molte donne vivono la violenza come 'abituale'

28 novembre 2018

La diseguaglianza di genere non ha luoghi in cui non si esprima, e questo crea una piaga globale che deve essere combattuta in ogni angolo del mondo, e a cui sta mirando il quinto SDG dell'Agenda 2030.

Tuttavia, in alcuni luoghi in cui l’emarginazione sociale è maggiore, i valori culturali sono di stampo patriarcale e le difficoltà economiche abbrutiscono le condizioni di vita, la violenza può essere così diffusa da essere riconosciuta dalle vittime come ‘normale’ e quindi quasi ‘tollerabile’.

È proprio sulla condizione delle donne nelle periferie che si concentra il rapporto di WeWorld Onlus, “Voci dalle periferie: tra esclusione, violenza, partecipazione e famiglia”. Il documento è stato realizzato tramite due indagini: una quantitativa e una qualitativa.

La prima è stata effettuata con Ipsos a proposito delle esigenze e degli stereotipi di genere nelle periferie di grandi città, ossia Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Cagliari. Questo studio è stato realizzato su un campione rappresentativo nazionale di 650 cittadini maggiorenni.

L’indagine qualitativa, invece, ha avuto luogo con delle interviste alle 37 donne in contatto con i progetti dell’ONG nei quartieri di Scampia, San Basilio, Giambellino e Borgo Vecchio, dove vien fuori la triste realtà di una violenza domestica particolarmente radicata, con il 50% delle donne che ne subisce spesso anche davanti ai propri bambini.

Un aspetto che purtroppo emerge da queste analisi è che le donne, soprattutto in certe realtà, non hanno piena consapevolezza dei propri diritti, e avvertono la violenza nei confronti del proprio genere con una preoccupante tolleranza. Infatti, alla domanda sulla percezione della violenza nel proprio vicinato, si ha una risposta affermativa da parte del 19% degli uomini e del 10% delle donne

Questo risultato è così commentato da Marco Chiesara, Presidente di WeWorld Onlus: “Il fatto che siano gli uomini a percepire maggiormente la violenza è significativo perché potrebbe essere indice di poca consapevolezza da parte delle donne: il lavoro fatto sul campo negli anni al fianco delle donne ci ha dimostrato, infatti, come, attraverso un percorso di empowerment e consapevolezza, questo sommerso riesca a venire, gradualmente, allo scoperto”.

Preoccupante è anche l’aspetto correlato all’indipendenza economica e lavorativa delle donne nelle periferie. Rispetto ad una già bassa media occupazionale femminile nazionale (49,7%), nelle periferie analizzate le percentuali diminuiscono ulteriormente: solo il 42% delle donne lavora, dato che scende al 32% nelle periferie più disagiate. Le donne meno soddisfatte della propria condizioni sono quelle tra i 18 e i 34 anni (44%) e le donne residenti al sud (44%). Tra le motivazioni correlate alla disoccupazione, vengono menzionati la difficoltà a trovare lavoro fisso e l’impossibilità di riuscire a gestire lavoro e figli.

Gli elementi che maggiormente vengono fuori dalle interviste sono collegati alle violenze fisiche subite e alla mancanza di libertà sia nel poter uscire che nello scegliere il proprio abbigliamento.

WeWorld Onlus ha allestito in queste periferie i cosiddetti Spazi Donna, che rappresentano contesti in cui le donne oppresse da partner e familiari possono ritrovare vitalità, socialità e autostima. Conclude Chiesara: “I nostri spazi rappresentano contesti dove le donne possono fuoriuscire da uno stereotipo che le vede relegate al ruolo di madri e mogli per riscoprire l’esigenza di sentirsi anche, e soprattutto donne, con una dignità e un diritto a essere rispettate, contro qualsiasi atteggiamento sessista”.

di Giorgia Martino