OMS, le principali 10 minacce alla salute globale: inquinamento e malattie non trasmissibili in testa

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, c'è anche il rischio della malattia X, ossia una probabile futura pandemia sconosciuta

15 gennaio 2019

Il 2019 è appena iniziato, ma le previsioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) non sono le più rosee, considerando i molteplici problemi di salute globale che si trova ad affrontare. Per affrontare tali minacce, l’OMS mette in atto, per il 2019, il 13° Programma Generale di Lavoro (2019-2023), che ha l’obiettivo del “triplo miliardo”, ossia 1 miliardo in più di persone che beneficino dell’accesso alla copertura sanitaria universale, 1 miliardo in più protette dalle emergenze sanitarie e 1 miliardo in più di individui che godano di una salute migliore.

L’OMS, in particolare, ha stilato un elenco di 10 minacce alla salute globale per il 2019, che diventano una sfida da affrontare per raggiungere l’obiettivo appena descritto.

1. Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici. Nel 2019 l’inquinamento atmosferico è considerato dall’OMS il maggior rischio ambientale per la salute, poiché il 90% della popolazione mondiale respira ogni giorno aria inquinata, che penetra nel sistema respiratorio e circolatorio danneggiando polmoni, cuore e cervello. In questo modo, ogni anno, muoiono circa 7 milioni di persone a causa di malattie correlate all’inquinamento, come cancro, ictus, patologie cardiache e polmonari. Il 90% di questi decessi avviene nei Paesi a reddito basso e medio, con elevati volumi di emissioni industriali, agricole e domestiche. Anche il cambiamento climatico influisce sulla salute delle persone: l’OMS stima infatti che, tra il 2030 e il 2050, il climate change provocherà ulteriori 250 mila decessi all’anno, attraverso malnutrizione, malaria e stress da caldo eccessivo. Nell’ottobre del 2018, l’OMS ha tenuto la sua prima Conferenza globale su inquinamento atmosferico e salute a Ginevra.

2. Malattie non trasmissibili. Si tratta di patologie come il diabete, il cancro e le malattie cardiache, che provocano circa il 70% dei decessi in tutto il mondo, colpendo 41 milioni di persone. Tra queste, 15 milioni muoiono prematuramente, fra i 30 e i 69 anni, e l’85% di tutte le morti di questo tipo avviene nei Paesi a basso e medio reddito. I fattori identificati come scatenanti sono cinque: tabagismo, sedentarietà, uso eccessivo di alcol, cattiva alimentazione e inquinamento atmosferico. Tra le patologie non trasmissibili e influenzate da questi fattori appena elencati, vi sono anche i problemi di salute mentale, che spesso compaiono nell’adolescenza ma vengono trascurati, portando a molti suicidi giovanili: il suicidio è la seconda causa di morte nei giovani fra i 15 e i 19 anni.Uno degli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è quello di collaborare con i governi per ridurre la sedentarietà del 15% entro il 2030.

3. Pandemia influenzale globale. Secondo l’OMS, “il mondo affronterà una pandemia influenzale, anche se non si sa quando colpirà e quanto sarà grave”. Ovviamente le risposte sanitarie dipendono dalla solidità e dal grado di preparazione dei singoli Paesi ad affrontare queste situazioni.  L’OMS monitora costantemente la circolazione dei virus influenzali per rilevare potenziali ceppi pandemici, tramite 153 istituzioni in 114 Paesi.  Ogni anno l’OMS indica quali ceppi debbano essere combattuti tramite i vaccini antinfluenzali e, nel caso in cui un nuovo ceppo sviluppasse un potenziale pandemico, l’OMS ha creato una rete di collaborazione globale per garantire un accesso efficace ed equo alla diagnostica e alle cure, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.

4. Scenari fragili e vulnerabili. Più di 1,6 miliardi di persone, ossia quasi un quarto della popolazione mondiale, vivono in zone in cui siccità, carestie, conflitti e servizi sanitari deboli li lasciano senza accesso alle cure di base. L’OMS si propone di continuare a lavorare in questi Paesi per rafforzare i servizi sanitari in modo che siano più preparati a rivelare e rispondere ad eventuali epidemie, attraverso cure e vaccini.

5. Antibiotico-resistenza. Se la medicina moderna si avvale di farmaci che hanno dato un contributo fondamentale alla longevità e alla salute, come antibiotici, antivirali e antimalarici, si sta sempre più sviluppando nel mondo una resistenza antimicrobica, ossia la capacità di batteri, parassiti, virus e funghi di resistere a questi farmaci. In questo modo, si rischia di curare sempre con meno successo malattie fatali, come polmonite e turbercolosi. Basti pensare che nel 2017 circa 600 mila casi di tubercolosi sono stati resistenti alla rifampicina, il farmaco più utilizzato in questi casi. Questa resistenza nasce proprio dall’uso eccessivo di antibiotici nelle persone e negli animali utilizzati per la produzione alimentare.

6. Ebola ed altri agenti patogeni ad alto livello di minaccia. Nel 2018 la Repubblica Democratica del Congo ha visto due epidemie di Ebola, e una delle province interessate è anche in una zona di conflitto. Tramite piani di ricerca e sviluppo, l’OMS identifica malattie e agenti patogeni che possono creare un’emergenza pubblica e che non hanno ancora cure e vaccini efficaci. Oltre all’Ebola, si prendono in considerazione le febbri emorragiche, i virus Zika e Nipah, la sindrome respiratoria mediorientale da Coronavirus, la SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave) e la malattia X, ossia la consapevolezza che una grave epidemia internazionale potrebbe essere causata da un agente patogeno attualmente sconosciuto.

7. Assistenza sanitaria primaria debole. L’assistenza sanitaria di base è quella che maggiormente viene contattata nel corso della vita di un individuo, perché può coprire la maggior parte dei bisogni di salute. Eppure molte zone del mondo non hanno adeguate strutture sanitarie di base e di primo soccorso, e si tratta principalmente dei Paesi a basso o medio reddito. Nell’ottobre del 2018, l’OMS ha co-ospitato una grande conferenza mondiale ad Astana, in Kazakistan, dove tutti i Paesi si sono impegnati a rinnovare il proprio impegno per garantire l’assistenza sanitaria di base redatta nella dichiarazione di Alma-Ata del 1978.

8. Rifiuto delle vaccinazioni. Secondo l’OMS questo è un fattore che rischia di invertire i progressi compiuti nella lotta contro le malattie prevenibili col vaccino. Le statistiche parlano di un aumento dei casi di morbillo del 30% a livello globale, e pare che le cause siano da ricercare nel rifiuto dei vaccini. Un gruppo consultivo di studio sui vaccini collegato all’OMS ha identificato, tra le motivazioni di riluttanza, la difficoltà di accesso e la mancanza di fiducia. Nel 2019 l’OMS aumenterà il proprio impegno per aumentare la copertura del vaccino HPV, in modo da ridurre i casi di cancro della cervice uterina, e per fermare la trasmissione del poliovirus in Afghanistan e Pakistan.

9. Febbre Dengue. È una malattia trasmessa dalle zanzare, provoca sintomi simil-influenzali e può essere letale. Un numero elevato di casi si verifica nelle stagioni piovose di Paesi come il Bangladesh e l’India, ma la malattia si sta diffondendo anche in zone più temperate come il Nepal. Si stima che il 40% del mondo sia a rischio di virus Dengue e che ci siano circa 390 milioni di infezioni all’anno. L’OMS si pone l’obiettivo di ridurre le morti per Dengue del 50% entro il 2020.

10. HIV. Per quanto i progressi nel trattare l’HIV siano stati enormi, l’epidemia continua a diffondersi con circa un milione di decessi per AIDS ogni anno. Dall’inizio dell’epidemia ad oggi, più di 70 milioni di persone hanno contratto il virus e ne sono morte 35 milioni. Oggi, circa 37 milioni di individui sono sieropositivi. Uno degli obiettivi dell’OMS per il 2019 è quello di supportare aziende e organizzazioni, offrendo l’auto-test dell’HIV sul posto di lavoro.

di Giorgia Martino